In italiano ci sono 5 passati differenti. Come orientarsi? Continua a leggere per scoprirlo!

In italiano ci sono ben cinque passati differenti:

  • passato prossimo;
  • imperfetto;
  • trapassato prossimo;
  • passato remoto;
  • trapassato remoto.

Di questi cinque tempi quelli più usati sono il passato remoto e il passato prossimo ed entrambi possono essere usati per indicare eventi, azioni, stati che si riferiscono a un momento qualsiasi del passato.

Come orientarsi?

Il passato remoto e il passato prossimo: seguiamo il criterio temporale, aspettuale e psicologico

Se prendiamo in considerazione una base temporale, il passato remoto indica un’azione compiuta in un tempo lontano, cioè remoto, mentre il passato prossimo indica un evento accaduto in un passato molto più recente, cioè prossimo.

Tuttavia, ci sono altre informazioni importantissime che ci forniscono le forme verbali, per esempio la durata e il legame, oppure il distacco, dal presente. È il criterio aspettuale, cioè il modo in cui l’azione si svolge.

Come si valuta il criterio aspettuale

Si preferisce usare il passato remoto per indicare un evento:

  • compiuto concluso in un tempo lontano;
  • che non ha legami con il presente.

Si preferisce usare il passato prossimo quando l’azione, pur compiuta nel passato, mantiene un legame con il presente, perché:

  • non è ancora finita oppure
  • perché le sue conseguenze durano ancora nel presente.

Vediamo alcuni esempi:

  1. Il parlamento ha votato tre anni fa la riforma della costituzione. Quella riforma è ancora valida: usiamo il passato prossimo.
  2. Il presidente aprì la conferenza internazionale con un saluto a tutti i partecipanti. La conferenza non ha più effetti con il momento in cui si racconta il fatto: usiamo il passato remoto.
  3. Negli ultimi tre anni la pandemia ha causato molti morti in tutto il mondo. Negli ultimi tre anni comprende il momento in cui si racconta il fatto: usiamo il passato prossimo.

Consideriamo l’ultimo elemento, quello psicologico.

Come si valuta il criterio psicologico

La distanza dal tempo può essere reale dal punto di vista cronologico oppure sentita come tale nella mente di chi parla.

Uno stesso fatto, anche se si è verificato e concluso in un tempo lontano, se raccontato al passato prossimo diventa più coinvolgente, più vivido. La scelta tra i due tempi risulta allora più una questione stilistica.

Vedi l’esempio qui sotto, tratto da una vecchia intervista rilasciata dall’ ex-campione di Formula 1 Alex Zanardi molti anni dopo il tragico incidente del 2001 a seguito del quale gli furono amputate entrambe le gambe. Nell’intervista Alex racconta un episodio avvenuto in quell’epoca (clicca qui o qui se vuoi conoscere la sua storia):

Dissero che c’era questo sciatore, Hermann Maier, che aveva fatto un incidente motociclistico e rischiava l’amputazione di una gamba.

Quindi chiesi a un mio amico: “Cos’è che han detto?”

e io dissi: “Poveraccio!”.

Questo mi ha guardato e mi ha detto: “Ma sei deficiente?”

I verbi irregolari e le forme alternative

Al passato remoto molti verbi italiani sono irregolari e questo rende questo tempo molto difficile anche per noi madrelingua.

I verbi irregolari più comuni sono quelli della seconda coniugazione -ere, mentre quelli della prima e terza coniugazione -are e -ire, in genere, sono regolari.

I verbi irregolari sono irregolari soltanto in alcune persone nella forma regolare: la prima singolare e la terza singolare e plurale. Osserva:

Verbo avere

  • io ebbi (irregolare)
  • tu avesti (regolare)
  • lui/lei ebbe (irregolare)
  • noi avemmo (regolare)
  • voi aveste (regolare)
  • loro ebbero (irregolare)

Verbo essere

Il verbo essere, invece, ha una coniugazione completamente irregolare:

  • io fui
  • tu fosti
  • lui/lei fu
  • noi fummo
  • voi foste
  • loro furono

La seconda coniugazione può avere anche una forma alternativa. Guarda lo schema qui sotto:

2ª coniugazione: credere

  • io cred-etti, cred-ei
  • tu cred-esti
  • lui/lei cred-ette, cred-é
  • noi cred-emmo
  • voi cred-este
  • loro cred-ettero, cred-erono

Questa forma alternativa di passato remoto è piuttosto comune e convive insieme alla prima, anche se in alcuni casi, come ad esempio ricevere la forma alternativa in -ei cioè ricevei, ricevé, riceverono- è più rara e di uso letterario.

Attenzione!

La terza persona singolare della forma alternativa in -ei ha un accento e non un apostrofo!

Lingua parlata e lingua scritta

Nella lingua parlata, non solo colloquiale, il passato remoto viene spesso sostituito con il passato prossimo senza creare confusione. Ormai sono accettate frasi come:

  • L’anno scorso ho frequentato un corso di inglese.
  • Vent’anni fa mi sono trasferita in Brasile.

Questa variazione dipende anche dalla provenienza geografica di chi parla.

La diffusione del passato remoto è alta nelle regioni del sud, come la Campania e la Sicilia, scarsa nel centro Italia, ad eccezione della Toscana, e praticamente assente al nord, ad esempio in Lombardia e in Emilia-Romagna.

Il passato remoto ha più fortuna nella lingua scritta -letteraria, giornalistica, formale: è il tempo dei testi di storia, delle biografie dei personaggi storici, dei romanzi, delle fiabe e delle leggende, cioè di quei generi dove la narrazione è lontana dalla realtà di tutti i giorni.

E adesso vuoi fare un po’ di pratica? Svolgi l’esercizio qui sotto!

Vuoi imparare altro sull’italiano?

ISCRIVITI ALLA MIA NEWSLETTER

Riceverai la mia newsletter una volta al mese con consigli e contenuti speciali sull’italiano e sull’apprendimento delle lingue.

E con ogni newsletter riceverai un freebie!